“Il trattenimento dei migranti in Albania è il simbolo di una politica fallimentare sotto ogni profilo: umanitario, giuridico ed economico. 153.000 euro per ogni posto nel centro di Gjadër a fronte dei 21mila che sono costati in Italia, 570.000 euro spesi in cinque giorni per trattenere appena 20 persone, poi liberate. Sono i dati ufficiali pubblicati da ActionAid e dall’Università di Bari sulla piattaforma Trattenuti. È un modello che costa moltissimo, non produce risultati concreti e aggira le garanzie previste dal diritto dell’Unione.”
Lo dichiara l’eurodeputato Sandro Ruotolo, membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni del Parlamento europeo, che, insieme ad altri colleghi, ha interrogato la Commissione europea il 3 giugno 2025 sulla compatibilità del cosiddetto “modello Albania” con la Direttiva Rimpatri.
“La risposta fornita dalla Commissione è formalmente ambigua e sostanzialmente contraddittoria. Da una parte afferma che i migranti trattenuti in Albania sono soggetti alla giurisdizione italiana – e quindi alla legge italiana – ma dall’altra sostiene che il diritto dell’Unione non si applica perché il trattenimento avviene fuori dal territorio europeo. Ma se si applica la legge italiana, allora deve applicarsi anche il diritto dell’UE, che è vincolante per l’Italia. E se invece si nega l’applicabilità del diritto UE perché siamo in un Paese terzo, allora non si può più parlare nemmeno di giurisdizione italiana. Non si può avere entrambe le cose. Questa è la contraddizione centrale messa in luce anche dagli esperti dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione.”
“Ecco perché parliamo di una zona grigia costruita per convenienza politica. La Commissione evita di prendere una posizione chiara, mentre l’Italia esternalizza la detenzione amministrativa senza più dover rispondere dei diritti delle persone coinvolte. I rimpatri avvengono su decisione delle autorità italiane, ma in un territorio dove né la legge italiana né quella europea sono realmente applicabili e verificabili.”
Lo studio giuridico pubblicato a luglio documenta violazioni sistemiche:
– assenza di necessità e proporzionalità del trasferimento, che non accelera i rimpatri e impone condizioni più dure e meno controllabili;
– diritto alla salute compromesso, per la mancanza di accesso al Servizio Sanitario Nazionale, l’isolamento geografico e la diffusione di disturbi psicologici e atti di autolesionismo;
– diritto alla difesa inesistente, con udienze solo da remoto, divieto di accesso per interpreti e mediatori, contatti difficili e ritardati tra difensori e assistiti;
– assenza di controllo giurisdizionale sul rischio di refoulement, soprattutto nei rimpatri diretti da Tirana, in un contesto giuridicamente opaco e politicamente deresponsabilizzato.
“Presenterò emendamenti alla Direttiva Rimpatri – conclude Ruotolo – per impedire che gli Stati membri eludano le garanzie previste dal diritto europeo trasferendo i migranti in Paesi terzi non vincolati dalle stesse regole. La dignità delle persone non può essere sospesa in nome della semplificazione politica. Il diritto dell’Unione non può essere aggirato, né applicato a corrente alternata.”